Come in altri circa mille comuni italiani, anche a Sesto San Giovanni il 12 giugno i cittadini andranno al voto per eleggere chi amministrerà la loro città per i prossimi cinque anni.
Sesto non è un capoluogo di regione e nemmeno una provincia, ma la sua storia la rende un ottimo esempio di come l’Italia stia cambiando: negli ultimi anni infatti la città ha avuto a che fare con enormi progetti di riqualificazione edilizia, differenze culturali e religiose spesso sfociate in labirinti giuridici, e una trasformazione multietnica che rispecchia la vivacità della vicina Milano, ma di cui non tutti sono contenti. 
Il nostro comune si estende per poco meno di 12 chilometri quadrati tra Cinisello Balsamo, Bresso e Cologno Monzese, e separa longitudinalmente le due province di Milano e Monza e Brianza. Nella città tre fermate della metropolitana M1 che arriva fino a piazza Duomo, alla fiera di Rho e alla periferia di Bisceglie, mentre percorrendo viale Monza si raggiunge piazzale Loreto in meno di venti minuti, passando sopra il naviglio della Martesana e attraversando il “nuovo” quartiere di NoLo, pieno di locali spuntati come funghi negli ultimi anni.
Con quasi 80 mila abitanti, Sesto San Giovanni è il secondo comune più popoloso della città metropolitana dopo Milano. 

Dalla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945, a Sesto San Giovanni per decenni ha sempre governato la sinistra.