Buco di bilancio. Di Stefano non ammette e anzi omette.
Il tormentone di questi cinque anni del centrodestra che amministra la città è stato il cosiddetto “buco di bilancio” ereditato dalla giunta Chittò.
Il sindaco Roberto Di Stefano ne ha fatto l’arma di “distruzione di massa”, per convincere i cittadini della bontà del suo operato e delle “nefandezze della sinistra”. Affermazioni a dir poco “imprudenti” e perlomeno distorte. Si è trattato invece di …
Una propaganda martellante che ha avuto il solo scopo di coprire incapacità e inconsistenza politica.
Ancora oggi il sindaco uscente insiste scrivendo: “Abbiamo ereditato dalla sinistra 26 milioni di buco di bilancio, 14 milioni di debiti non pagati ai fornitori, appalti gestiti male o inesistenti…”.
Evidentemente non ha neppure gli strumenti culturali e di sapere nè le competenze per amministrare, infatti ci si aspetterebbe, come minimo, da un sindaco qualunque cosa di pur simile alla semplice diligenza del buon padre di famiglia.
Leggiamo l’intervista di Dialogo News: In questi giorni abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il dottor Cesare Parachini, direttore generale finanza di un grande gruppo del design. Laureato in economia e commercio, è un revisore legale dei conti. Persona esperta e competente che ha scelto di mettersi a disposizione della città, candidandosi nelle liste del PD, per il Consiglio comunale. Gli abbiamo rivolto alcune domande, proprio su questo argomento, per cercare di fornire cose concrete che possano fare un po’ di chiarezza nella testa dei sestesi elettori.
Dottor Parachini, Lei, in alcuni recenti post su Fb, ha analizzato il bilancio consuntivo 2021. Ha sollevato diversi problemi che smontano la propaganda di Di Stefano. Lo fa con dati alla mano. Siamo rimasti impressionati dalla presenza di mancati introiti per una cifra molto elevata. Può illustrare nel merito ciò che ha rilevato?
“Ci sono molte “chicche” nella relazione di bilancio che danno un quadro esattamente opposto al racconto che Di Stefano ha fatto in questi anni. Voglio segnalarne soltanto alcune: residui attivi (cioè crediti non incassati) a fine anno per 54 milioni di Euro, di cui 7,6 milioni per la TARI del triennio 2018-2020, 5,8 milioni di multe / sanzioni non pagate negli ultimi 5 anni e 3,2 milioni di IMU 2017 ancora oggi non incassata. Oggi il Comune di Sesto San Giovanni mediamente non incassa un terzo delle entrate”.
In sostanza Lei ci sta dicendo che il tanto decantato risanamento non solo non c’è stato, ma la situazione è peggiorata?
“Su tante voci ed indici di bilancio c’è stato un significativo peggioramento. Basti pensare, oltre quanto sopra riportato, che Di Stefano si guarda bene di riportare i rilievi della Corte dei Conti del novembre 2021, dove si evidenzia ad esempio la scarsissima capacità di riscossione in conto residui, scesa al 40% per le entrate tributarie e a poco più del 10% per le entrate extratributarie. L’organo contabile invita il Comune a mettere in essere tutte le azioni per porre fine a questa situazione, chiaramente molto critica. Ma c’è un altro aspetto che viene taciuto: la situazione della Fondazione Pelucca, in questi anni presentata come modello di efficienza, in realtà in una situazione di forte criticità. La stessa Corte dei Conti scrive: ” … Si richiama inoltre, la critica situazione della Fondazione La Pelucca, costantemente in perdita negli ultimi esercizi, ha maturato al 31 dicembre 2020, una ammontare di perdite pari a 5.350.849 euro …“. A Di Stefano che si vanta di essere il risanatore, rivolgo alcune domande: ma come si fa a non avere un’idea del risultato conseguito nel 2021 dopo oltre cinque mesi dalla chiusura dell’anno? Ma come ha fatto la Giunta a predisporre un consuntivo corretto se non conosce le perdite aggiornate delle società partecipate? E soprattutto: perché la Pelucca perde tutti questi soldi? Ci sono molti misteri, ma una solo certezza: bilanci opachi che mettono a rischio il principio di democraticità”.
Quali riflessi ci sono stati sulla città? In sostanza il racconto di cinque anni di Di Stefano sul “buco di bilancio”, che Lei fa notare mai esistito, cosa ha comportato in termini di imposte, tariffe e tenuta dei servizi?
“Il tormentone del “buco di bilancio” in realtà non era altro che un importante disavanzo contabile creato dalla Giunta Di Stefano svalutando improvvisamente i crediti del Comune anziché porsi il tema, come avrebbe dovuto fare un bravo amministratore, come migliorare la capacità di riscossione. Disavanzo ripianato attraverso la vendita delle Farmacie che secondo la Corte dei Conti ha “… originato un depauperamento del patrimonio dell’ente …“. In sostanza sono stati venduti i gioielli di famiglia, che con la situazione a rischio in cui si sta incamminando il Comune diventa un grosso problema. Ma oltre a questo la Giunta Di Stefano ha tagliato in maniera indiscriminata la spesa sociale. Solo a titolo d’esempio, confrontando le spese di competenza dell’ultimo anno (2016) della Giunta Chittò ed il consuntivo 2020, abbiamo avuto:
– spese per le scuole primarie medie e superiori: -70%, da 3,2 a circa 1 milione;
– spese per servizi scolastici complementari (assistenza, scuolabus, mensa): -40%, da 6,6 a 3,9 milioni;
– spese per la tutela e valorizzazione dei bene e delle attività culturali: -45%, da 2,8 a 1,5 milioni;
– spese per il diritto alla casa: -60%, da 2 milioni a 800 mila;
– spese per servizi agli anziani: -40%, da 1,9 a 1,1 milioni;
– spese per servizi sociosanitari e sociali: -30%, da 2,9 a meno di 2 milioni.
Taglio delle spese, tra l’altro, assolutamente non necessario visto che la Corte dei Conti aveva autorizzato il rientro dal disavanzo in un periodo di 10 anni.
Infine, come dicevo prima la, Giunta Di Stefano ci lascia in eredità crediti non incassati per oltre 50 milioni di Euro, questa capacità di riscossione modestissima, società partecipate in continua perdita (oltre 5 milioni di perdite per la sola Fondazione Pelucca), cause legali con passività potenziali per decine di milioni di Euro (a fronte delle quali nessun fondo è stato stanziato) e concessioni pluriennali (come le famose “strisce blu”) non solo sbagliate ma anche completamente antieconomiche per il Comune”.
In conclusione, Di Stefano oltre a sostenere la storiella del “buco di bilancio” mai esistito ha fatto molto, ma molto peggio?
“Oggi la situazione dell’Ente è critica in molti aspetti. Il rischio, se dovesse essere riconfermata la giunta uscente, sarebbe quello di ulteriore restrizione e contrazione di servizi, aumento di imposte e tariffe, ulteriori svendite / concessioni capestro di beni pubblici, una condizione disastrosa in termini di tenuta democratica. In questi anni la politica è stata sostituita dalla propaganda, che già di per sé è negativa. Se a questo aggiungiamo i bilanci così opachi, l’incapacità nella riscossione, le discutibili politiche degli appalti, si capisce il livello raggiunto. In conclusione, molte più ombre che luci come emerge dalla lettura della relazione della Corte dei Conti. L’incasso della vendita delle farmacie comunali ha permesso di accorciare i tempi del piano di risanamento ma non ha risolto i problemi /rischi finanziari insiti in una mole ancora molto ingente di residui attivi e crediti la cui esigibilità è incerta, nei troppi contenziosi legali e nello scarso controllo delle società partecipate“.
Nel ringraziarla per l’intervista Le chiediamo un’ultima cosa. Se, come Le auguriamo, dovesse essere eletto, cosa pensa di fare per invertire questa situazione?
Molto semplice, avviare una politica seria di riscossione, gestendo e non svalutando come ha fatto Di Stefano i residui attivi e passivi (crediti e debiti).
Questo per consentire la riduzione delle imposte e liberare risorse da destinare allo sviluppo sostenibile del territorio ed al miglioramento dei servizi fondamentali come la scuola, casa, anziani, assistenza sociosanitaria, sport e cultura.
Un’inversione di tendenza tesa a riportare in alto il livello di democraticità della città. Un bilancio sano, trasparente, partecipato, che sappia fotografare e dare risposte ai bisogni della Città.
È lo strumento che, oltre a determinare il livello di competenza e di buon governo, rappresenta l’unica risposta ai bisogni sociali, ad una seria programmazione, alla lotta al qualunquismo e alla disaffezione politica istituzionale. Io ci credo.